‘Il tempo della guarigione‘ è una citazione biblica, tratta dal libro dell’Ecclesiaste, ma anche un auspicio per l’uscita del mondo dalla pandemia. E’ il tema del G20 delle religioni, l’Interfaith forum che per tre giorni a Bologna ha riunito leader religiosi ed esponenti di governi, diplomatici ed esperti provenienti da 70 paesi.
L’iniziativa s’inserisce nell’ambito della presidenza italiana del G20 e ha visto una nutrita rappresentanza del governo italiano, con il Presidente del consiglio Mario Draghi che martedì 14 Settembre ha chiuso il Forum a cui hanno partecipato anche i ministri Di Maio, Lamorgese e Bianchi.
Dopo essersi soffermato sulla crisi afghana, sulla necessità di raggiungere i paesi più poveri con la vaccinazione nella lotta al Covid, di sostenerli nella sfida ambientale, il presidente del Consiglio Mario Draghi, ha rimarcato come il dovere della politica sia l’azione, preceduta, guidata dallo studio e dalla riflessione: «In questo, voi autorità religiose avete un ruolo fondamentale. Risvegliate le sensibilità assopite dall’indifferenza o dai calcoli di convenienza. Richiamate la politica all’azione coerente con il vostro messaggio. Nei momenti più tragici della storia recente avete costruito ponti laddove il terrorismo e la guerra avevano eretto barriere. Avete esortato al rispetto delle differenze e al ripudio delle discriminazioni. E avete difeso con coraggio i diritti delle comunità che sono vittime di persecuzione».
«L’idea di riunire, in coincidenza con il G20, studiosi, rappresentanti delle diverse fedi ed esponenti della società civile in uno specifico momento dedicato alla dimensione spirituale, costituisce una scelta lungimirante, particolarmente in una congiuntura in cui si ripresentano tentazioni di utilizzare le espressioni religiose come elemento di scontro anziché di dialogo. La consapevolezza di come il fattore religioso sia elemento importante nella costruzione di una società internazionale più giusta, rispettosa della dignità di ogni donna e di ogni uomo, si va sempre più radicando» ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio ai partecipanti al G20 Interfaith Forum 2021.
Qual è il ruolo della religione oggi
Il messaggio di papa Francesco ai partecipanti ha ricordato la bellezza dello stare insieme proprio per coltivare fermenti di unità e di riconciliazione laddove guerra e odi hanno seminato morte e menzogne:
“La strada della pace non si trova nelle armi, ma nella giustizia. E noi leader religiosi siamo i primi a dover sostenere tali processi, testimoniando che la capacità di contrastare il male non sta nei proclami, ma nella preghiera; non nella vendetta, ma nella concordia; non nelle scorciatoie dettate dall’uso della forza, ma nella forza paziente e costruttiva della solidarietà”.
Oggi, tuttavia, ciò pare purtroppo un sogno lontano. In ambito religioso sembra piuttosto in corso un deleterio “cambiamento climatico”: alle dannose alterazioni che colpiscono la salute della Terra, nostra casa comune, ve ne sono altre che “minacciano il Cielo”. È come se “la temperatura” della religiosità stia crescendo. Basti pensare al divampare della violenza che strumentalizza il sacro: negli ultimi 40 anni si sono registrati quasi 3.000 attentati e circa 5.000 uccisioni in vari luoghi di culto, in quegli spazi, cioè, che dovrebbero essere tutelati come oasi di sacralità e di fraternità.
“Dio non è il Dio della guerra ma della pace”, ha aggiunto nel suo messaggio , letto ad alta voce durante la cerimonia di apertura. Ancora, si diffonde in modo spesso incontrollato la predicazione incendiaria di chi, in nome di un falso dio, incita all’odio. Che cosa possiamo fare di fronte a tutto questo?. Il Forum ha cercato di rispondere a questa drammatica domanda, a partire da una cerimonia ideata proprio per ricordare uomini, donne, bambini e bambine che hanno perso la vita mentre si trovavano in un luogo di culto: a partire dal bambino ucciso nei pressi della sinagoga di Roma nel 1982, passando poi per vittime copte, sunnite, buddiste, cattoliche, evangeliche, in ogni angolo del pianeta.
L’urgenza dopo il Covid
Il card. Zuppi, nel dialogare con i rappresentanti di diverse fedi su “La cosa più urgente dopo il Covid”, ha detto che «la pandemia ha illuminato le tante “pandemie” già presenti nel mondo, come la guerra e le disuguaglianze tra gli individui e i popoli, e le ha anche accentuate. Per questo lo sforzo in questi giorni, per gli “uomini di religione” è stato dialogare per proporre agli uomini di governo la medicina per tutte le pandemie: la fratellanza.
Queste “pandemie” richiedono insomma un salto di qualità. Nelle varie sessioni, in modi diversi, si è convenuto che il dialogo deve oggi rappresentare qualcosa di più degli scambi fraterni tra i leader religiosi o l’impegno a delegittimare la violenza perpetrata “in nome di Dio”. È necessario che il dialogo sia fondato sulla mutua conoscenza e comprensione tra le parti coinvolte, che costituisca un processo in cui nessuno è esente dal dovere di chiedere perdono.
Anche Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, è intervenuto all’IF20 di Bologna per lanciare un appello ai leader mondiali che si riuniranno a Glasgow in novembre per la 26ª Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (COP26). In questa occasione ha proposto un “moderno ascetismo” come cura per guarire il mondo e l’umanità, ammalati di egoismo, brama di possesso, consumo sfrenato dell’altro. In questo modo l’impegno comune di farci custodi gli uni degli altri potrà essere una medicina per l’umanità e la sua casa.
Religione: un alleato nella politica internazionale
Come già detto, le sessioni sono state affrontate anche alla presenza di figure autorevoli delle relazioni internazionali e politiche. In particolare, nei gruppi di lavoro dedicati al ruolo delle religioni nei luoghi critici dell’agenda politica mondiale, è emerso che i valori autenticamente religiosi sono un prezioso alleato di una politica internazionale volta a tutelare la vita di tutti, a partire dagli ultimi. Una politica internazionale, cioè, di guarigione.
Dallo sviluppo, alla tutela dei diritti fondamentali, alla promozione di un’autentica parità tra donne e uomini, alla prevenzione e alla soluzione dei conflitti, alla cura dell’ambiente e alla protezione della salute, all’accesso all’istruzione, numerosi sono gli ambiti in cui trova espressione il loro contributo al consorzio umano.
L’IF20 si è concluso proponendo una breve dichiarazione di impegni comuni: «noi non ci uccideremo, noi ci salveremo, noi ci perdoneremo». Un’assunzione di responsabilità nella quale leader politici, autorità di fede e produttori di conoscenza possono fare ciascuno la sua parte.