Nella giornata di oggi 17 settembre, Mario Draghi ha presentato il suo report durante la sessione plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo. Il documento, richiesto direttamente dalla Commissione europea, è imponente, non soltanto per il numero di pagine – più di 400 – ma anche per l’ampiezza dei temi trattati e per il numero di azioni concrete già elencate al suo interno. Sono circa 170 e saranno al centro dell’agenda politica della Commissione nei prossimi cinque anni.
Il report affronta in maniera organica e puntuale tutte le principali sfide per il futuro dell’Unione europea. Lo fa dando una prospettiva di ampio respiro, toccando oltre al tema della competitività, anche l’inclusione sociale, la transizione ecologica, la sicurezza energetica e la difesa comune. In tutto ciò, non è mancata una cruciale chiave di lettura strategica sull’imprescindibile necessità di un’Europa forte e coesa: in primo luogo nelle relazioni con la Cina e poi nella difesa della democrazia e del diritto internazionale dalle autocrazie che tornano a minacciare il continente.
Il fulcro del documento è rilanciare la competitività dell’Unione europea. Per farlo è necessario mantenere la capacità dell’Europa di attrarre investimenti e soprattutto di stimolare ricerca ed innovazione nei settori chiave per il futuro. Il rischio è che l’Europa perda terreno rispetto ad attori globali come Cina e Stati Uniti. Nell’analisi di Draghi emerge chiaramente la necessità di mettere nelle condizioni l’industria europea di poter performare e di continuare a produrre know-how e tecnologie avanzate. Per fare ciò sarà necessario ripensare il modo in cui l’Ue spende le proprie risorse destinate all’innovazione al fine di allocare più risorse, seguendo con un’agenda più ambiziosa ma realizzabile allo stesso tempo.
L’Europa potrà continuare a competere sullo scenario globale soltanto qualora riesca a decarbonizzare la propria industria. Un passaggio fondamentale espresso più volte da Draghi sottolinea la complementarietà tra la decarbonizzazione e il rilancio industriale. Pertanto, raggiungere la neutralità climatica non significa de-industrializzare l’Unione Europea. Né tantomeno perdere i cosiddetti quality jobs che saranno alla base dell’industria del futuro. La chiave per il successo sarà dunque mantenere il lavoro nell’UE sfruttando tecnologie non made in EU attraendo e accogliendo investimenti dall’esterno.
Un altro capitolo fondamentale riguarda l’energia e la necessità di assicurare ai cittadini un approvvigionamento sostenibile dal punto di vista economico e ambientale. Passando alla difesa, Draghi ha rinnovato l’invito a mettere in pratica una pianificazione congiunta. L’idea è di razionalizzare e indirizzare in modo strategico le spese di ogni Stato Membro. Va sottolineato come in Europa siano numerose le PMI specializzate nella difesa che rappresentano non soltanto delle eccellenze ma anche un potenziale inespresso.
Concludendo il suo discorso al Parlamento europeo, Draghi si è rivolto agli eurodeputati rimarcando come tutto ciò che sarà necessario fare nei prossimi anni, dovrà essere fatto con piena trasparenza e l’accountability. Le riforme e i cambiamenti dovranno passare attraverso la democrazia e l’interazione diretta tra istituzioni, cittadini e imprese. Il report è stato accolto da tutte le forze politiche del Parlamento Europeo, dimostrando grande sensibilità e interesse anche nell’approfondire la collaborazione con Mario Draghi nei mesi futuri. Ciò lascia alla nuova Commissione europea il compito di mettere in pratica il contenuto del report valorizzando il contributo di Draghi.