Clean Industrial Deal, la strategia di crescita per l’industria UE

da: Federica Pontremoli
4 Marzo 2025

Clean Industrial Deal: oltre 100 miliardi di euro per industria UE

Accelerare la decarbonizzazione industriale, promuovendo al contempo una capacità manifatturiera industriale adeguata, nell’ambito di tecnologie green in Europa. Questi i principali obiettivi che si prefigge di realizzare il Clean Industrial Deal, presentato a Bruxelles il 26 febbraio 2025 dalla Commissione europea.

Il documento, fortemente atteso non solo dal mondo politico e produttivo, ma anche dalla società civile fa parte di un pacchetto di riforme tripartito. Insieme al Clean Industrial Deal la Commissione europea ha presentato altre due riforme, ovvero l’Omnibus e l’Action Plan for Affordable Energy.

È di oltre 100 miliardi di euro l’importo mobilitato nel breve termine per sostenere la produzione industriale pulita dell’Unione Europea. A questa somma verrà aggiunto un ulteriore miliardo di euro di garanzie nell’ambito dell’attuale bilancio comune.

Strategia di crescita unificata e i fattori messi in atto

Il Clean Industrial Deal è uno strumento di sostegno finanziario e di promozione industriale sostenibile fortemente innovativo: interdipendenza tra azione climatica e competitività; sostegno per l’elettrificazione e le infrastrutture energetiche; strumenti finanziari per deresponsabilizzare il capitale privato ed economia circolare. Sono questi alcuni dei pilastri produttivi adottati dal CID, sulla base di modelli industriali altamente integrati come quello danese.

Quali sono, dunque, le proposte che la Commissione europea metterebbe in atto per attuare il piano del CID? Il processo rappresenta una sfida ambiziosa, in quanto vede la compartecipazione di diversi elementi che operano in contemporanea. Insieme alle già citate decarbonizzazione e reindustrializzazione, la strategia di crescita unificata del Clean Industrial Deal vede coinvolti anche l’azione climatica integrata alla competitività. Quest’ultima, secondo quanto dichiarato dalla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, deve essere la forza motrice di cambiamento per l’Europa nell’ottica di colmare il gap con Stati Uniti e Cina.

Importanti anche altri punti che il Clean Industrial Deal si prefigge di realizzare in conformità di un approccio olistico. Ad esempio, la disponibilità di energia a prezzi accessibili, il ruolo dei mercati guida, aumentando la domanda e l’offerta di clean tech made in EU, la valorizzazione di competenze e posti di lavoro di qualità per una transizione giusta. Da non tralasciare poi il fattore chiave della circolarità, come elemento atto a diminuire lo spreco di materiali critici rari e risorse strategiche per promuoverne invece un accesso sicuro e sostenibile.

Le parole della presidente e dei commissari

“Con il Clean Industrial Deal puntiamo a ridurre le emissioni industriali fino al 30%. È un chiaro segnale che facciamo sul serio”, ha dichiarato il commissario Wopke Hoekstra, durante la presentazione del piano. L’obiettivo europeo in materia di elettrificazione per la decarbonizzazione e la competitività nell’industria europea è infatti del 32% da attuarsi entro il 2030. Nello stesso anno è stato poi fissato un altro obiettivo, ovvero di 100 GW per generare energia pulita e domestica. Un altro obiettivo a lungo termine prevede invece la riduzione delle emissioni di -90% al 2040.

“L’obiettivo del Clean Industrial Deal è semplificare senza cambiare gli obiettivi climatici. La domanda di prodotti puliti è rallentata e alcuni investimenti si sono spostati in altre regioni. Dobbiamo invertire la tendenza – queste le parole pronunciate dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – Questo è l’obiettivo centrale del Clean Industrial Deal. Affinché l’Europa possa essere non solo un continente di innovazione industriale, ma anche un continente di produzione industriale”. Nel suo discorso la presidente ha fatto leva sull’importante tematica della semplificazione normativa del pacchetto sul clima adottato lo scorso anno.

Possibile rischio di deregulation 

In tutto questo scenario apparentemente positivo e di perfetta applicazione, è però possibile imbattersi nel rischio di una deregulation ambientale e sociale. “La deregulation non è la risposta che serve per accrescere la competitività dell’economia e delle imprese europee […] – ha dichiarato Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambientele sfide che alcuni settori industriali devono affrontare, per recuperare la competitività perduta, non sono dovute ad un’eccesiva regolamentazione, ma piuttosto al fatto che governi e imprese non hanno saputo pianificare, investire e adattarsi alla necessaria transizione per decarbonizzare l’economia europea”.

Un altro terreno di sfida è rappresentato dalla crisi dell’industria automobilistica europea. Quest’ultima, infatti, non è legata ad un eccesso di regolamentazioni, ma alla mancanza di innovazione e visione d’insieme nel passaggio ai veicoli elettrici. Le aziende europee sono rimaste indietro, perdendo terreno nei mercati globali nei quali la concorrenza, in particolare quella cinese, è riuscita ad affermarsi con prodotti a buon mercato ma con standard ambientali più bassi e poco trasparenti.





Read more articles

Perché serve ReArm Europe. Parla Mario Mauro

Perché serve ReArm Europe. Parla Mario Mauro

Oggi 11 marzo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato in Parlamento a Strasburgo i dettagli di ReArm Europe, il pilastro sui cui gli Stati membri sembrano essere orientati a costruire una futura strategia di difesa comune per...

leggi tutto