La cosidetta Via della seta fu costituita dalla dinastia Han tra il 200 A.C. e il 200 D.C., essa attraverso una rete di collegamenti terrestri, fluviali e marittimi consentiva rapporti commerciali tra
l’impero cinese e quello romano. Oggi, duemila anni dopo, il presidente XiJinping (nella foto in basso) mostra al mondo il nuovo progetto di iniziativa sinica “OneBeltone Road”, ovvero la nuova via della seta. Con quest’opera Pechino si pone l’obiettivo di superare la globalizzazione di stampo americano per dar vita ad una mondializzazione a trazione cinese e divenire così la prima superpotenza globale.
La Nuova via della seta (OBOR) non va immaginata come un’unica grande via di collegamento tra il Mediterraneo e l’Estremo oriente, essa è qualcosa di molto articolato e complesso, una somma di infrastrutture in grado dicollegare i diversi punti strategici dell’Eurasia, potenzialmente, stando agli studi del Concilio Europeo sugli Affari Esteri, coinvolgerebbe circa il 55% del PIL globale, il 70% della popolazione mondiale e il 75% delle riserve energetiche conosciute. La sua completa realizzazione, ipotizzano sempre gli studiosi dell’Ecfa, avrà luogo per il 2049 ovvero al compimento del centenario della Repubblica Popolare Cinese.
Essa si divide in due grandi vie di collegamento, quella marittima e quella terrestre: quest’ultima partirà proprio da Xi’an, la città d’origine della dinastia Han, dove si trova il famoso “esercito diterracotta”, il tutto per sottolineare il forte valore simbolico dato all’opera. La linea della Road terrestre arriverà fino a Teheran attraversando Kazakistan e Kirghizistan, Paesi ricchi di riserve energetiche, dalla capitale iraniana si proseguirà direttamente fino a Istanbul per poi deviare verso Mosca. Una volta raggiunta la “Terza Roma” ecco il contatto con l’Europa, prima Duinsburg in Germania, infine Rotterdam, dalla quale partirà un ultimo collegamento con Venezia, altro richiamo simbolico,proprio la Serenissima fu il porto di partenza di Marco Polo per il suo viaggio alla scoperta dell’Oriente.
La Via marittima partirà da Zhangjian, città portuale del Sud-ovest, passerà da Kuala Lumpur e Calcutta (rispettivamente in Malesia e India) per arrivare fino a Nairobi, dalla capitale keniota salirà fino al Canale di Suez e infine Atene per poi ricongiungersi a Venezia con la Via terrestre proprio come una “cintura di strada”.
Nella realizzazione di questo immenso progetto, Pechino è riuscita a coinvolgere diversi players internazionali. La Nuova via della seta impone, per la sua realizzazione, una strategia geopolitica a lungo termine costellata da accordi commerciali e finanziari internazionali.Il maggiore partner internazionale è la Russia di Putin, entrambe le potenze non accettano intromissioni nelle loro politiche all’interno dell’Heartland (ovvero il cuore dell’Eurasia, dal Volga all’Himalaya),che esse siano da parte NATO oppure del jihad islamico. La partnership sino-russa è molto di più: le banche centrali dei due Paesi dal 2016 hanno dato vita ad accordi finanziari e commerciali per integrare gli sforzi in medioriente, Pechino è uno dei principali investitori nell’economia russa e ha avviato importanti campagne in Ucraina, Mosca da parte sua vende oggi alla Cina armi tecnologicamente evolute.
Inoltre Putin e XiJinping stanno costruendo un’ottima tela di rapporti con Israele e si stanno avvicinando diplomaticamente alle potenze arabe di Arabia Saudita e Iran, fondamentali per la realizzazione dell’opera.
Gli Stati Uniti si stanno dirigendo verso un nuovo periodo isolazionista ne sono la prova l’annunciato ritiro delle truppe dalla Siria e il futuro abbandono del Medio Oriente, proprio queste scelte hanno portato
all’avvicinamento di Israele alla Cina, inoltre la “guerra dei dazi” verso Pechino e la “nuova guerra fredda” con la Federazione russa pongono Washington in contrapposizione alle due potenze. L’Unione
Europea, così come strutturata, è troppo debole per dar vita ad una politica estera degna del suo nome, i vari Stati si arrangiano come meglio possono attraverso accordi (o memorandum) bilaterali che non
fanno altro che indebolire l’idea stessa di Unione.
Infine, per la realizzazione della Nuova via della seta Pechino e Mosca si sono proposti come i nuovi mediatori dell’area mediorientale attraverso una politica di dialogo prima con l’Arabia Saudita, vero e proprio leader dei Paesi arabi,successivamente anche con Egitto e Iran, senza dimenticare lo sforzo bellico russo in Siria. L’obiettivo è il controllo del “Grande Medio Oriente” , dove al posto del “vuoto”
lasciato da USA e Nato, falliti nell’esperimento di esportare la democrazia in culture e società completamente diverse dalle loro, arriverà il “pieno” di una Cina in grado di offrire sostegno economico e
capacità di mediazione uniti, per ora, al rispetto delle tradizioni indigene.