Premio Sakharov: la libertà di pensiero celebrata a Milano

da: Federica Pontremoli
10 Marzo 2025

Un evento per celebrare la libertà di pensiero

Una pluralità di voci, una commistione di lingue, bandiere, nazioni, ma un unico obiettivo. Difendere la libertà di pensiero e di espressione di ogni individuo. Con questo intento è stato istituito il premio Sakharov per la libertà di pensiero, di cui è stata organizzata una celebrazione la mattina di mercoledì 5 marzo, presso il Belvedere di Palazzo Lombardia a Milano. Nato nel 1988 in memoria dell’intellettuale e dissidente sovietico Andrei Sakharov, il prestigioso riconoscimento viene assegnato ogni anno dal Parlamento europeo a chi si è distinto nella difesa dei diritti umani e nella lotta per la democrazia.

Nomi come Nelson Mandela o Malala Yousafzai sono solo alcuni tra i vincitori che hanno ricevuto il premio in questione. Lo scorso anno il Sakharov è stato assegnato a Maria Corina Machado, leader delle forze democratiche venezuelane, ed al presidente eletto Edmundo González Urrutia. Quest’anno, all’evento moderato da Maurizio Molinari, direttore dell’Ufficio di collegamento del Parlamento europeo a Milano, hanno presenziato due vincitori del premio. Sviatlana Tikhanovskaya, rappresentante dell’opposizione democratica in Bielorussia, vincitrice del Sakharov nel 2020 e Lorent Saleh, attivista venezuelano che ha ricevuto il riconoscimento nel 2017.

Libertà, pace e democrazia; diritti e principi da difendere con coraggio

“Nella consapevolezza che la democrazia non è mai un traguardo acquisito una volta per tutte, che la libertà si conquista ma si può anche perdere e che ha sempre bisogno del coraggio di ciascuno”; queste le parole di augurio del sottosegretario di regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, rivolte a tutti i presenti. Cattaneo ha poi concluso il suo intervento con una citazione di uno dei padri fondatori dell’Europa, Robert Schuman. “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi”, auspicandosi che, tramite il libero pensiero unito ad una cooperazione efficace tra paesi, si possa giungere a risultati concreti in termini di stabilità governativa e politica.

Quelli appena citati sono stati temi ripresi anche nel discorso del capo dell’unità Azione Diritti Umani del Parlamento europeo Stefan Krauss. “Le persone si battono ogni giorno per i diritti umani, per la libertà, per la democrazia”, ha esordito Krauss. Il funzionario ha poi definendo il Sakharov un premio politico, in grado di portare alla luce volti e storie di individui che hanno dato un contributo concreto sul tema della libertà di pensiero e parola.

Le parole delle attiviste e politiche bielorusse

Molto atteso è stato l’intervento di Sviatlana Tikhanovskaya, rappresentante dell’opposizione democratica in Bielorussia e vincitrice del premio Sakharov nel 2020. Parole dirette e sferzanti quelle della politica bielorussa, che ha voluto porre il focus sul tema della verità. “Dovete continuare a dire la verità.” – ha esortato Tikhanovskaya – “se la si perde, si perde anche la democrazia”. La leader è diventata un simbolo di lotta alla dittatura autoritaria, per aver sfidato il presidente Aleksandr Lukashenko, candidandosi all’opposizione. È stata poi costretta a lasciare il suo Paese, dovendo scontare la pena dell’esilio in Lituania. La donna ha poi parlato chiaramente di come nel suo Paese i dittatori non vogliono che le persone dicano e conoscano la verità e di come, per raccontarla, i giornalisti mettano a repentaglio quotidianamente la loro vita.

Si è unita ai moniti di Sviatlana Tikhanovskaya una sua connazionale, Yuliya Yukhno, rappresentante dell’Ambasciata popolare della Bielorussia in Italia. Con la Tikhanovskaya, Yukhno, oltre che il coraggio e lo spirito di resistenza, condivide la condizione di rifugiata politica,  avendo lasciato la Bielorussia per rifugiarsi in Polonia nel 2021. Come Sviatlana Tikhanovskaya ha vissuto sulla sua pelle le limitazioni del regime di Lukashenko, per aver distribuito dei braccialetti con i colori della vecchia bandiera bielorussa e per alcuni commenti politici fatti sui social. “Quando siamo soli siamo più deboli”, ha affermato determinata l’attivista politica, la cui missione oggi è quella di fare da cassa di risonanza per tutti i suoi connazionali ancora vessati politicamente.

Guardare alla storia e ai fatti passati per una pace futura

Un cambio di registro, con l’intervento di Giulia Lami, esperta di Bielorussia e docente di storia dei Paesi slavi e dell’Europa Orientale. “Se si dice che un paese non ha storia lo si condanna già all’inesistenza”, ha esordito Lami, evidenziando come la storia non sia solo un mero insieme di fatti accaduti, ma un’arma impugnata per legittimare delle rivendicazioni territoriali.

Hanno poi fatto seguito gli interventi delle due vicepresidenti del Parlamento europeo, Antonella Sberna e Pina Picierno. La prima, in collegamento da Bruxelles, ha condiviso l’augurio che “il principio che ispira questo premio possa essere una via da percorrere e mantenere anche per il resto dell’anno”. La vicepresidente Picierno ha invece ricordato la drammatica vicinanza della guerra, per la prima volta di nuovo sul suolo Europe. Nel suo intervento ha inoltre posto l’accento sull’importanza della diplomazia, perché “una pace veloce prepara solo a maggiori conflitti per il futuro”.

Testimonianze dal Medio Oriente e Venezuela

Si è entrati poi nel vivo delle testimonianze di coloro che concretamente e quotidianamente lottano per la libertà, attraverso le parole di Naama Barak, rappresentante del movimento arabo ebraico Women Wage Peace e Marwa Hammad, program director del movimento palestinese Women of the sun. Entrambe si sono soffermate sull’importanza del dare sempre di più un ruolo di rilievo alle donne nei diversi processi decisionali, in qualsiasi tipo di ambito.

Il culmine dell’evento, oltre che momento conclusivo, è coinciso con la rappresentazione scenica di “La caja de concreto”, monologo di Lorent Saleh, vincitore del premio Sakharov nel 2017. Attivista venezuelano, è stato accusato dal governo di Maduro di aver guidato attacchi paramilitari contro il governo del Venezuela, per aver partecipato a diverse iniziative in difesa dei diritti umani. Dopo aver scontato una pena di 3 anni di prigionia e torture, nel 2017 ha ricevuto, in rappresentanza dell’opposizione democratica in Venezuela, il premio Sakharov per la libertà di pensiero. La toccante ed intensa testimonianza di Saleh, che ha rappresentato un racconto libero e senza filtri dei momenti più drammatici della sua prigionia, è stata preceduta dall’intervento di Alessandro Ienzi. Avvocato per i diritti umani, regista, autore e fondatore di Raizes Teatro Italia, Ienzi ha spiegato come l’arte ed il teatro possano rappresentare un grido di libertà per tutti noi.

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