Accordo europeo per il price cap sul gas

da: Redazione
23 Dicembre 2022

Dopo mesi di negoziati e due riunioni ministeriali d’emergenza, lunedì 19 dicembre i Ministri europei dell’Energia hanno trovato un accordo sul tetto massimo al prezzo del gas. L’annuncio è arrivato tramite Twitter da parte di un portavoce della Repubblica Ceca, presidente di turno dell’Unione Europea.

Le trattative durante mesi sono il riflesso del livello di complessità intrinseco della discussione. Per i 16 Paesi UE inizialmente favorevoli (tra cui Italia, Francia, Spagna e Polonia) la manovra era necessaria per limitare l’aumento dei costi e, di conseguenza, gli elevati prezzi in bolletta così come il crescere dell’inflazione. Per i contrari (come Germania, Paesi Bassi e Austria) un tetto mette in discussione la volontà degli esportatori di continuare a vendere.

La proposta, che dovrebbe entrare in vigore il prossimo 15 febbraio, prevede un tetto a 180 €/MWh in caso il prezzo del gas superi tale soglia per tre giorni consecutivi. Una soluzione decisamente più “incidente” rispetto a quanto proposto dalla Commissione il mese scorso, che prevedeva un limite di 275 €/MWh in caso di superamento per due settimane consecutive, assieme a uno scarto fra TTF e GNL asiatico di 58 euro per dieci giorni. Condizioni, queste, mai verificatesi dallo scoppio della guerra, neppure nelle peggiori settimane di agosto.

La maggioranza si è dunque consolidata, con la sola Ungheria ad esprime un voto contrario, mentre Olanda e Austria si sono astenuti. Anche la Germania ha infine votato a favore, ma solo dopo essersi tutelata, avendo infatti concesso un prestito quadriennale di 3 miliardi a Trafigura – colosso mondiale di trading di materie prime – affinché procuri il gas di cui necessita Berlino garantendo all’operatore tedesco Sefe (ex Gazprom Germania). Questa mossa mette in evidenza quale sia il primo vero problema del price cap sul gas: è esplicitamente prevista l’esclusione delle compravendite effettuate fuori dalle piattaforme regolamentate (Over The Counter), permettendo dunque a tutti di rifornirsi liberamente al prezzo che trovano.

Secondo gli esperti del settore, inoltre, il provvedimento conterrebbe un altro grande vulnus: per attivare il meccanismo ci dovrà essere un differenziale tra il prezzo del gas al Ttf e gli indici di riferimento globali del prezzo del GNL superiore ai 35 €/MWh. Questa secondo condizione è stata inserita per conservare l’attrattività del mercato europeo, evitando così di rimanere senza forniture, Tanto che la proposta contiene un’ulteriore concessione, che permette di sospendere il tetto in caso di “calo significativo” delle importazioni trimestrali di GNL o di un aumento del consumo di gas del 15% in un mese.

Il raggiungimento dell’accordo sul price cap ha più un valore politico che di contenuto, sia in ragione delle numerose condizionalità poste – che lasciano spazio a dubbi e speculazioni – sia in ragione dei danni che provocherà alla Russia. Infatti, rispetto a quando si è iniziato a parlare di un provvedimento del genere – marzo – le condizioni sono cambiate, e l’Europa ha sensibilmente ridotto la propria dipendenza da Mosca in termini di fornitura di gas.

Tuttavia, nel medio periodo gli effetti di questa misura, combinati con quelli derivanti dalla difficile ripresa della macchina produttiva cinese dovuta al persistere della pandemia – che non garantisce un assorbimento della mancata domanda Occidentale da parte del continente asiatico – potrebbero danneggiare in maniera più pesante la Russia (già danneggiata dall’embargo UE al greggio russo).

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