Mancano ormai meno di sessanta giorni alle tanto attese elezioni europee e la campagna elettorale è definitivamente entrata nel vivo. Tra il 6 e il 9 giugno i cittadini europei dei 27 Stati membri saranno chiamati a votare per il rinnovo del Parlamento che rimarrà in carica per i prossimi cinque anni.
La legislatura che si sta per concludere è stata segnata da due grandi avvenimenti che hanno messo in luce l’importanza dell’Unione Europea di fronte alle sfide del nostro tempo e ne hanno rafforzato il ruolo. Nel biennio 2020-2022 la pandemia da Covid-19 ha visto le istituzioni europee in prima linea non solo nella definizione di regole comuni per contrastare la crisi pandemica, ma anche nella creazione di strumenti condivisi per aiutare la ripresa economica degli Stati più colpiti. A seguito dello scoppio della guerra in Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022, l’Unione Europea si è trovata ad affrontare un’altra sfida globale: il suo sostegno economico e militare ha permesso al popolo ucraino di continuare a combattere per due anni contro un esercito più grande e meglio equipaggiato. Sebbene queste crisi abbiano natura molto diversa l’una dall’altra, entrambe hanno mostrato come, dinanzi a sfide di natura globale, l’azione dell’Unione Europea sia molto più efficace rispetto alle risposte messe in campo dai singoli Stati.
Le elezioni europee di giugno daranno inizio al processo che porterà, entro la fine dell’anno, alla formazione della nuova Commissione europea. In quest’ottica saranno fondamentali i nuovi equilibri che si creeranno all’interno del Parlamento europeo tra i vari gruppi politici. Secondo le previsioni di voto, il gruppo più numeroso rimarrà il Partito popolare europeo, seguito da quello dei Socialisti e Democratici. Il Partito dei conservatori e riformisti europei e Identità e democrazia – che si prevede vadano a guadagnare numerosi seggi rispetto all’attuale legislatura – saranno probabilmente i veri protagonisti di queste elezioni e degli equilibri parlamentari del prossimo quinquennio. Per quanto riguarda la presidenza della Commissione, è molto probabile che si vada incontro a un secondo mandato di Ursula von der Leyen sostenuta dall’attuale maggioranza composta da popolari, liberali e socialisti.
Pochi giorni dopo le elezioni si terrà un incontro tra i leader europei che avrà un duplice compito. In primo luogo, dovrà essere approvata l’Agenda strategica 2024-2029, ossia il documento programmatico contenente le priorità dell’Unione Europea per i prossimi cinque anni. Il documento è estremamente importante perché contiene la linea politica europea della prossima legislatura. In secondo luogo, il Consiglio europeo dovrà avviare le trattative che porteranno all’identificazione dei candidati alle posizioni chiave dell’Unione Europea. Le cariche più importanti su cui bisogna trovare un accordo sono: il Presidente della Commissione, il Presidente del Consiglio e il Presidente del Parlamento.
La prima carica che dovrà essere nominata sarà il Presidente del Consiglio europeo. La votazione sarà a maggioranza qualificata, ossia dovrà avere il sostegno non solo del 55% degli Stati, ma questi dovranno rappresentare almeno il 65% della popolazione europea. Successivamente, sarà il turno del Parlamento: durante la prima sessione plenaria – in programma tra il 16 e il 19 luglio – i nuovi eurodeputati dovranno eleggere il proprio Presidente. A questo punto la palla torna nelle mani del Consiglio europeo. Come recita il comma 7 dell’articolo 17 del Trattato sull’Unione Europea “Tenuto conto delle elezioni del Parlamento europeo e dopo aver effettuato le consultazioni appropriate, il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, propone al Parlamento europeo un candidato alla carica di presidente della Commissione”.
Il candidato alla presidenza della Commissione dovrà a questo punto cercare una maggioranza che lo sostenga in Parlamento. Allo stesso tempo sarà chiamato anche a stilare le linee guida del programma che intende attuare con la nuova Commissione. Verso la metà di settembre, il candidato presidente dovrà presentare davanti alla plenaria del Parlamento il proprio programma. Se otterrà la maggioranza dovrà iniziare a formare la nuova Commissione: il primo passo sarà quello di trovare – in comune accordo con i singoli Stati membri – i 27 commissari. Man mano che questi vengono individuati dovranno presentarsi davanti alle Commissioni parlamentari a cui fanno riferimento e al Parlamento riunito in plenaria per presentare il proprio programma di lavoro. Durante le audizioni i deputati avranno il compito di indicare al Presidente della Commissione eventuali proposte di modifiche all’organico dei Commissari. Nel mese di novembre – o al più tardi a dicembre – il Parlamento voterà in blocco la Commissione europea che sarà poi nominata ufficialmente da parte del Consiglio.
Il processo che porta alla formazione della Commissione europea è lungo e complesso. Esso dipende solo relativamente dalle elezioni perché sono i Capi di Stato o di governo che giocano il ruolo più importante. Il Parlamento europeo – che attualmente è l’unico organo espressione diretta della volontà dei cittadini – ha però il compito fondamentale di confermare o rigettare le proposte del Consiglio e della Commissione in merito alle varie nomine. L’estate e l’autunno che abbiamo davanti si preannunciano di cruciale importanza per il futuro dell’Unione.