Merz vince le elezioni in Germania, pericolo schivato?

da: Mario Mauro
25 Febbraio 2025

Dopo settimane di vera e propria apprensione per le elezioni anticipate in Germania i seggi si sono finalmente chiusi. L’Unione CDU/CSU, guidata da Friedrich Merz ottiene la maggioranza dei voti diventando primo partito. I risultati mostrano però un quadro piuttosto chiaro, dal quale emergono alcune considerazioni interne alla politica tedesca ma che sono di ben più ampio respiro per l’intera Unione europea, che domenica ha trattenuto il respiro aspettando i primi dati.

Ancora una volta i cristiano-democratici della CDU-CSU, sono riusciti a compattare i propri elettori, fornendo un argine insostituibile all’avanzare dell’estrema destra guidata dal Alice Weidel, del controverso partito Alternative für Deutschland. Per la prima volta dagli anni Trenta, in Germania un partito di estrema destra è riuscito non soltanto a superare la soglia di sbarramento ma bensì ad aggiudicarsi il secondo posto. I cristiano-democratici tedeschi negli ultimi mesi sono cresciuti nei sondaggi e sono riusciti a confezionare un risultato tutto sommato positivo con 208 seggi nel Bundesrat, certo è che il successo di AfD costringerà la CDU-CSU a creare una cosiddetta große Koalition con i socialdemocratici di Olaf Scholz.

Socialdemocratici che, assieme ai liberali di Christian Lindner del Partito Liberale Democratico (FDP), sono ad oggi i grandi sconfitti. La SPD sotto la leadership di Scholz ha perso ben nove punti percentuali. Tra le principali cause vi è senza dubbio l’impopolarità del cancelliere uscente. Ciò ha causato malumori non soltanto tra gli elettori ma anche tra gli stessi attivisti e membri del partito, i quali avrebbero preferito il ministro della Difesa ad interim Boris Pistorius. A Scholz non rimane altra scelta che seguire Merz in quella che sarà una convivenza piuttosto difficile, ma necessaria se si vuole arginare e arrestare la corsa dell’estrema destra.

Alice Weidel d’altra parte guarda già al 2030. I cristiano-democratici e i socialdemocratici sono chiamati ad invertire la recessione e a dare risposte ai temi ritenuti più urgenti dai cittadini tedeschi, ossia l’immigrazione, la crisi energetica ed abitativa e infine, il grande tema della sicurezza. Qualora nei prossimi cinque anni quella la große Koalition dovesse fallire nel mettere in campo delle soluzioni organiche e di lungo periodo, il futuro successo di AfD rischia di essere quasi scontato. Negli ultimi anni, AfD ha fatto raccolto consensi tra le fasce più vulnerabili della popolazione tedesca. Facendo leva sul risentimento di queste nei confronti della politica mainstream, il partito si è nutrito delle difficoltà di molti tedeschi a mantenere un tenore di vita dignitoso, insidiato da un’immigrazione fuori controllo e mal gestita dal governo federale.

In più, AfD ha ottenuto livelli molto alti di consenso nella Germania orientale, ossia nei Lander che prima della riunificazione del 1990 avevano fatto parte della Repubblica Democratica Tedesca (DDR). Le regioni orientali hanno subito maggiormente gli effetti negativi della recessione economica e l’immagine della Germania di oggi è quella di un Paese profondamente diviso. Per decenni, la politica tedesca ha sottovalutato i limiti della riunificazione, scommettendo tutto su due dogmi, per anni mai contestati ma che si sono sgretolati negli ultimi tre anni. Il primo è senza dubbio il rapporto privilegiato con la Russia per le forniture energetiche all’industria tedesca. Il secondo invece, più legato alla storia politica tedesca è il tabù del debito pubblico, su cui poi si è sgretolata la coalizione semaforo di Scholz.

I prossimi cinque anni non saranno facili per Friedrich Merz e i suoi alleati. I cittadini tedeschi chiedono soluzioni strutturali in campo economico, migratorio e in quello della sicurezza interna ed esterna. L’attuale contesto politico globale pone inoltre delle difficoltà aggiuntive. Merz è consapevole del rischio di un disinteresse degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa. Ciò non è soltanto legato al discorso economico con il pericolo dei dazi e di una nuova ondata di protezionismo per le merci europee – e tedesche-. Bensì, anche alla situazione militare critica in cui si trova la Germania.

Attualmente, Il Bundeswehr, le forze armate tedesche non sarebbero in grado di sostenere un conflitto su vasta scala sul territorio Europeo. L’urgenza di ingenti investimenti nel campo della difesa  era stata avvertita anche nel precedente governo. Nel 2024 il Governo di Scholz ha avallato la realizzazione da parte di Rheinmetall del più grande complesso industriale per la produzione di proiettili d’artiglieria. Merz è ben consapevole della vulnerabilità della Germania in questo preciso momento storico e sarà per lui cruciale colmare questo divario strategico. In merito ai negoziati in corso sull’Ucraina, il futuro cancelliere tedesco è più che consapevole che l’Europa rischia di rimanere isolata, scavalcata da un eventuale accordo a due tra Stati Uniti e Russia.

La Germania dunque, rispecchia in drammaticamente le stesse scelte che l’intera Unione europea è chiamata a fare per la sua stessa sopravvivenza. Di fronte all’avanzata dell’estrema destra, alimentata dalla disinformazione e dalle ingerenze straniere di paesi come Russia e Cina, deve ora più che mai agire all’unisono. Ciò non riguarda soltanto il proprio mercato unico comune, ma tutti i settori chiave, senza i quali non è assolutamente possibile non soltanto rimanere competitivi, ma addirittura essere indipendenti ed autonomi nelle proprie scelte. A Berlino, come a Bruxelles, non c’è più tempo, i cittadini e l’intera società europea chiedono risposte concrete, con la consapevolezza di avere davanti a sé anni difficili, che decideranno il futuro e la sopravvivenza del progetto di integrazione politica europeo.

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